L’origine dell’Ardia si perde nella notte dei tempi e con essa la verità sul suo inizio.
Molte leggende si sovrappongono alla memoria, storie che si tramandano di generazione in generazione mantenendo intatta la fede, la devozione e la riconoscenza per il santo guerriero.
Illuminato dall’apparizione della Croce durante la notte, il giovane imperatore ordinò che sullo scudo dei propri soldati venisse apposta una croce recante la scritta “In hoc signo vinces” (con questa insegna vincerai). L’anno seguente Costantino promulgò a Milano l’editto che avrebbe garantito la fine delle persecuzioni subite dai cristiani. A Sedilo l’imperatore romano è chiamato Santu Antine.
A dare origine alla festa sedilese sarebbe stata un’altra visione mistica, quella di Don Giommaria Ledda. Schiavo dei mori, grazie ad una bisaccia di monete d’oro edificò a Sedilo una chiesa dedicata al soldato protagonista dell’apparizione, San Costantino.
Così è tramandato questo documento a Scano Montiferro che, probabilmente, è la storia vera della festa perché ricorre anche nella memoria dei sedilesi e della storia di Sedilo.
Il 1806, anno della disputa, è considerata una data molto importante e da quell’anno, la festa di San Costantino, divenne la festa dei sedilesi.
Il 6 di luglio, coraggio di cavalieri dotati di stendardi, proteggono il capo corsa e il suo vessillo dall’impeto degli altri cavalieri. Ardia deriva dalla parola custodire, proteggere ed è per questo che è importante che non venga superata la Pandela in quanto simboleggia la vittoria dei Pagani sui Cristiani.
Sedilo è il teatro della ricostruzione storica dove la campagna, il centro storico e su Frontigheddu che è il promontorio che si affaccia sul santuario di Santu Antine. Durante la rievocazione, i cavalli vengono lanciati fra le salite e le discese di un terreno dissestato e pericoloso. I cavalieri girano 7 vote attorno alla chiesa per poi galoppare verso Sa Muredda, uno spazio circolare con al centro una croce. In quest’atto che possiamo definire senza tempo, tutta la cittadinanza, dal Sindaco al parroco, dai fucilieri alla banda musicale che aprono la strada al corteo, l’intera comunità è impegnata per settimane nei preparativi estenuanti per perfezionare e rendere la rievocazione sempre più spettacolare. Il rito oramai si ripete da decenni e attira turisti da tutte le parti del mondo non solo per la rievocazione, per la bellezza del paese oristanese, ma anche per la vernaccia, le prelibatezze locali e del territorio di Sedillo con le sue ricchezze e eccellenze archeologiche. A distanza di pochi chilometri, si susseguono il complesso nuragico di Iloi con le “tombe dei giganti” e la necropoli ipogenica e le “domus de janas” di Ispiluncas.
La necropoli di Ispiluncas si trovava a circa 3 chilometri di distanza dal comune di Sedilo (OR) ed è raggiungibile percorrendo una stradina acciottolata che parte dal piazzale antistante l’area archeologica di Iloi. Essa è costituita da almeno 33 ipogei, scavati nel bancone tufaceo, distinti in due raggruppamenti distanti tra loro circa 200 m.
La rievocazione
Consegna delle pandelas
La sera del 6 e la mattina del 7, tutti quanti i cavalieri si recano a casa della prima pandela per andare, poi, tutti insieme in piazza di Chiesa dove verranno consegnate le bandiere e dove verrà data la benedizione. Inizia così la processione verso il santuario, aperta dalla banda musicale e guidata dal parroco e dal sindaco a cavallo che saranno affiancati da due carabinieri in alta uniforme.
Su fronte Mannu
Arrivati all’inizio della strada che porterà giù sino alla chiesa, su”fronte mannu”, il parroco impartisce una seconda benedizione.
I cavalieri continuano la loro discesa sino ad arrivare a “su frontigheddu” dove riceveranno una terza benedizione. A questo punto, il parroco, il sindaco e i carabinieri si recano alla chiesa e nel mentre i cavalli attendono, frementi, il momento della partenza.
Partenza da su frontigheddu
Il momento della partenza è emozionante sia per chi corre l’ardia, sia che per chi la guarda perché darà inizio ad una corsa sfrenata che lascerà tutti col fiato sospeso.
La prima pandela decide di partire e, dato un segnale alle altre due, sprona il cavallo giù per la ripida discesa. Entrerà poi nell’arco per arrivare alla chiesa. Dietro di lui i 100 cavalli che, tra la polvere e il rumore degli zoccoli, cercheranno di stargli dietro il più vicino possibile.
Subito dopo la partenza, dopo aver fatto una grande curva molto pericolosa, i cavalli entrano dentro il santuario attraversando l’arco di San Costantino.
Giri intorno a sa muredda
Quando la prima pandela deciderà, i cavalli continueranno la loro corsa giù dalla chiesa verso “sa muredda” dove verranno fatti dei giri in senso orario e gli altri in senso antiorario per tornare su alla chiesa concludendo così l’ardia.
Arrivati alla chiesa verranno effettuati dei giri a passo, di solito 5 o 7, comunque in numero dispari, e ad ogni giro le tre pandelas si fermano davanti alla chiesa per farsi il segno della croce, segno che aveva guidato Costantino nella lotta contro Massenzio portandolo alla vittoria.
Per coloro che desiderano maggiori informazioni, potranno visitare il sito dell’Associazione Santu Antinu.
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